Con il Coaching, le performance dei collaboratori (dalle vendite alla produzione, dalle risorse umane all’area marketing e all’amministrazione), migliorano sensibilmente: fino a oltre il 30%.
Non si può negare, spesso la formazione si fa perché “si deve fare”.
Ad evitarlo si avrebbe la sensazione di essere lasciati indietro, così manager e imprenditori si impegnano comunque in un investimento che però fatica a dimostrare i suoi risultati.
Per ciò che riguarda il Coaching, esso stesso, senza un numero capace di attestarne il valore generato, non riesce a togliersi quella patina d’incertezza che lo fa apparire a volte come uno strumento di formazione vago e rischioso.
Le cose, però, sono cambiate. Oltre ai risultati che parlano chiaro, ora ci sono anche i numeri e studi autorevoli che testimoniano la sua efficacia.
La recente pubblicazione di uno studio condotto dal Comitato Scientifico ICF sembra infatti essere riuscito a dimostrare il valore della formazione.
Per la prima volta è stato possibile misurare l’impatto del coaching sui comportamenti e le emozioni dei soggetti che ne hanno fatto esperienza, confermandone gli effetti positivi.
Ma andiamo con ordine.
Dopo aver reclutato 176 partecipanti, la maggior parte dei quali laureati tra i 46 e i 55 anni, gli stessi sono stati divisi in due gruppi differenti.
Il primo, composto da 89 partecipanti, è stato definito come gruppo sperimentale; il secondo, di 87, come gruppo di controllo.
A proposito di quest’ultimo, per evitare ogni possibile interferenza rispetto ai risultati finali, sono stati accettati solo soggetti che non hanno mai fatto esperienze di coaching.
Durante i 6 mesi successivi, mentre al gruppo di sperimentazione sono state somministrate un totale di 9 ore di coaching, al gruppo di controllo si è fornito del semplice materiale informativo.
I risultati finali sono stati decisamente interessanti e sono stati verificati attraverso due differenti questionari validati, ovviamente somministrati ad entrambi i gruppi.
Il primo è stata la versione italiana della Connor-Davidson Resilience Scale, un questionario utile a misurare i livelli di resilienza e ripresa rispetto alle emozioni negative sorte in seguito ad un contrattempo, un litigio o un lutto.
Il secondo era, sempre nella sua versione italiana, il Regulatory Mode Questionnaire, utile a misurare i livelli di locomotion (ovvero la propensione all’azione e al cambiamento) e di assessment (la quale non è altro che la capacità da parte del soggetto di valutare criticamente i mezzi e le alternative che ha a disposizione per il raggiungimento di un obiettivo).
Entrambi i questionari sono stati somministrati ai due gruppi sia all’avvio della fase di sperimentazione che successivamente al suo termine.
Come anticipato, i risultati sono stati sorprendenti: rispetto al gruppo di controllo, quello soggetto alle sessioni di coaching ha visto un aumento delle performance tra il +7,5% e il +30,6%.
Numeri che, senza ombra di dubbio, testimoniano una risposta ben precisa.
Il coaching si dimostra essere un ottimo investimento per le aziende che si vogliono migliorare.